Le Torri Costiere del Lazio

A partire dal IX sec. e per una durata di circa dieci secoli, le coste laziali furono abitate da una serie di fortificazioni atte ad avvistare e arginare i numerosi tentativi di invasione nel Mediterraneo da parte dei pirati saraceni e turchi.

Tutto il sistema delle torri litoranee seguiva fedelmente la volontà dello stato Pontificio di creare un sistema difensivo capace di comunicare in maniera tempestiva. La dissoluzione dell’Impero di Occidente creò in Italia un vuoto politico-amministrativo e la Chiesa, in mancanza di uno Stato, ne assunse le funzioni. Sotto il Pontificato di Gregorio Magno (590-600), il papa era divenuto il più grosso proprietario terriero della penisola grazie alle donazioni dei grandi proprietari che, per salvare la propria anima e per fronteggiare le difficoltà di carattere fiscale, nominavano la Chiesa erede dei propri beni.

Nacquero così le prime torri di avvistamento a cui era affidato il compito di segnalare alle popolazioni dell'entroterra incursioni provenienti dal mare. Ne furono edificate ben 61.

Queste prime vedette  furono edificate principalmente su ruderi di preesistenze romane. La struttura di queste prime torri semaforiche di segnalazione era estremamente semplice dato che lo spazio più importante era una semplice terrazza  sopraelevata che serviva per gli avvistamenti.

Nel XV sec. la tecnica costruttiva dovette adeguarsi all’invenzione della polvere da sparo e per le nuove tipologie di armi le fortificazioni medioevali risultavano inadeguate: le merlature potevano divenire facili schegge pericolose se bombardate e le cortine non avevano lo spessore giusto  a sostenere la forza di spinta delle nuove e potenti armi. Le nuove mura della base furono quindi costruite  bastionate a scarpa per permettere ai  proiettili di rimbalzare.